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Il GS Cicloamatori Mirandola al Giro delle Dolomiti
E’ difficile immaginare che ciclisti “di pianura”, come noi, decidano di partecipare al Giro delle Dolomiti, ma quest’anno (2007) è accaduto proprio questo.
Dopo aver attentamente studiato il programma che proponeva 6 tappe imbottite di salite alpine, da svolgersi fra fine luglio e inizio agosto, tutte (tranne una) con partenza ed arrivo a Bolzano, ben 7 cicloamatori hanno deciso di partecipare alla 31esina edizione del Giro delle Dolomiti: Ottavio Gavioli, Luciano Benetti, Dario Molinari, Angiolino Canossa, Mario Gandini, Alberto Canossa e Ivo Panzani.
La manifestazione, organizzata dall’A.S. Giro delle Dolomiti (Via V.Veneto 5, Bolzano, tel. 0471 272089, email: girodol@girodolomiti.com), si svolge ormai da più di trent’anni. L’anno scorso, uno di noi, durante le sue vacanze in Alto Adige, si era imbattuto in un foltissimo gruppo di ciclisti che procedeva in salita, ad andatura non esagerata, verso il Passo delle Erbe ed aveva chiesto informazioni, scoprendo che si trattava del Giro delle Dolomiti. Il suo sito su Internet descrive una manifestazione con circa 700-800 partecipanti, molti dei quali di provenienza straniera (tedeschi, norvegesi, svedesi, ecc.) che si ripete annualmente e che ha carattere turistico per tutto il percorso, salvo per un tratto cronometrato in salita per ogni tappa, al termine del quale viene stilata una classifica. Al termine delle 6 tappe, viene stilata anche una classifica generale sommando i tempi dei 6 tratti cronometrati.
Ecco, quindi, un modo intelligente per inserire un pizzico (che si rivelerà, poi, ben più di un semplice pizzico) di agonismo, capace di movimentare la manifestazione al punto giusto, senza esasperarla troppo e richiamando così l’attenzione sia dei ciclisti agonisti, sia dei cicloturisti. La composizione della nostra pattuglia di partecipanti, infatti, rispecchia questa varietà.
Dunque, i “Magnifici 7”, come li chiameremo d’ora in poi, partono sabato 28 luglio alla volta di Laives (BZ) dove è prenotato l’hotel, non lontano da dove le tappe hanno inizio e termine. Mediamente, la loro preparazione in salita è scarsa. Quasi tutti possono vantare al massimo qualche uscita a Serramazzoni, per fare la gamba, ma le salite alpine sono tutt’altra cosa: lunghe e con pendenze, a tratti, proibitive. Tutti si sono premuniti montando rapporti da salita molto leggeri, che si riveleranno particolarmente utili.
Il giorno successivo si comincia con la prima tappa (Bolzano-Meltina-Merano-Bolzano) di km. 98,5 con un dislivello totale di 1095 mt. Il tratto cronometrato è fra Terlano e Meltina, lungo una salita poco nota, di 9,5 km con un dislivello di 828 mt e posta su un lato della Valle Venosta. La salita è molto dura e viene affrontata da un gruppo forte di oltre 700 unità quasi a freddo, dopo pochi km dal via. I nostri Magnifici 7 si battono “da leoni” (si fa per dire…) e si classificano nell’ordine: Alberto, Mario, Angiolino, Ivo, Ottavio, Dario, Luciano, con distacchi anche rilevanti fra loro. In particolare, Alberto, che risulterà sempre il migliore dei 7 ad ogni tappa, distanzia tutti gli altri di parecchio e si piazza al 5° posto della sua categoria. Il primo assaggio del Giro delle Dolomiti è stato buono e non troppo traumatico.
La seconda tappa prevede la cronoscalata al santuario di Pietralba, seguito dalla salita a San Valentino, con ritorno a Bolzano, passando per Collepietra. In tutto si percorrono 93,4 km con un dislivello totale di 2018 mt. La crono della giornata ha una lunghezza di 13,2 km con un dislivello di 775 mt: salita abbastanza dolce, ma lunga e contrastata da vento forte e contrario. L’inizio della crono è collocato dopo un tratto in salita di circa 10 km, che qualcuno dei 7 percorre senza risparmio, trovandosi così a corto di energie nel momento sbagliato. Il santuario accoglie in silenzio la folla dei ciclisti vocianti, ma non c’è tempo per visitarlo. Il cielo è terso e sereno, bisogna ripartire subito. La discesa verso Bolzano ci riporta nel mondo moderno con i suoi rumori e il suo traffico convulso. Anche nel secondo giorno si ripete l’ordine di classifica del primo: Alberto è sempre più primo davanti a tutti gli altri, mentre dietro a lui si assiste ad un certo ritorno di Angiolino (3°) che limita molto il suo distacco da Mario (2°). Poco da segnalare circa gli altri: c’è stata la crisi di Ivo (4°) che perde parecchio terreno da Angiolino, mentre Dario (6°) si conferma a ridosso di Ottavio (5°) e Luciano occupa stabilmente la 7° posizione.
Giungiamo così al temutissimo primo tappone: la terza giornata prevede infatti la scalata dei 4 passi del Sella Ronda (Gardena, Campolongo, Pordio, Sella, nell’ordine) con partenza ed arrivo a Bolzano (154 km con dislivello totale di 3426 mt!!). La crono si svolge lungo il Pordoi (terza salita), affrontato da Arabba, ed è lunga 10 km con un dislivello di 637 mt. La giornata è ancora caratterizzata dal bel tempo, con cielo limpido e privo di nubi. I panorami che si presentano agli occhi dei ciclisti sono fantastici: il Gruppo Sella, il Sasso Lungo, il Sasso Piatto, il Col Rodella, la Marmolada, ecc. La salita della crono non è impegnativa, anzi, a tratti è quasi piacevole. Mario non è in buona vena, va in crisi a metà salita, viene superato da Angiolino e raggiunto da Ivo che supererà solo in prossimità del traguardo. Nella somma dei tempi, ora, Angiolino tallona Mario a soli 9 secondi: ciò rende euforico il primo e abbatte il secondo. I due, già compagni di stanza, si ritrovano avversari. Dario compie l’exploit della giornata, superando Ottavio sia nella classifica di tappa, sia nella somma dei tempi. Alberto mantiene la posizione di vertice, sempre più irraggiungibile e sempre fra i primi 5 della sua categoria, mentre Luciano si conferma in coda al 7° posto.
Il giorno successivo è quello del riposo che i Magnifici 7 trascorreranno in compagnia degli amici Evaristo (Pippo) e Gustavo Bonfatti giunti da Mirandola con Giovanni Bartoli e col cugino di questi per una visita…”di sostegno”.
Il gruppo però non ozierà, anzi, per tenere in esercizio le gambe, percorrerà un ampio giro in bici con fermate sul lago di Caldaro e ritorno a Bolzano lungo la bellissima pista ciclabile di Castel Roncolo.
La quarta giornata prevede il secondo dei tapponi e comprende, con partenza e arrivo a Canazei, la scalata, nell’ordine, dei passi: Fedaia, Giau, Falzarego e Pordoi, per un tatale di 112,3 km e un dislivello di 3103 mt (!!). La crono si svolge sulla tremenda salita del passo Giau: 11,3 km e 898 mt di dislivello. La partenza da Bolzano in auto avviene all’alba, dopo una notte quasi insonne col pensiero rivolto alle micidiali rampe del Giau: riusciranno mai i nostri ciclisti a superarle indenni? La prima salita, il Fedaia, apre la vista al ghiacciaio (in ritirata) della Marmolada. Poi, ci si tuffa giù velocissimi, verso Malga Ciapela, e si risale verso Selva di Cadore, dove comincia la crono. Giungere in cima al Giau è una fatica immane che dura quasi un’ora, per i più veloci, e oltre l’ora, per gli altri. Il premio è un lauto ristoro posto lungo la successiva discesa verso Pocol. Il Falzarego, affrontato poi, è un’inezia con le sue dolci pendenze, rispetto al Giau. Infine, viene ripetuto di nuovo il Pordoi, questa volta ad un ritmo molto più blando della crono di due giorni prima. L’arrivo a Canazei è in perfetto orario, intorno alle 16,30. La giornata registra la soluzione del conflitto fra Mario e Angiolino, nel senso che il primo, con una splendida scalata, consolida il suo terzo posto nella somma tempi. Dario conserverà un buon ricordo del Giau, poiché qui fa molto meglio di Luciano e Ottavio. In particolare, quest’ultimo va in crisi nera, facendosi superare anche da Luciano. Alberto continua a far faville in testa. Ivo mantiene saldamente la 4° posizione.
La quinta tappa si apre con una giornata autunnale: piove a dirotto dalle 4 del mattino e fa freddo. L’organizzazione informa che la partenza avverrà con ritardo e la tappa avrà un percorso ridotto: viene annullata la salita al Costalunga e si andrà direttamente all’Alpe di Siusi per la crono. Si percorreranno solo circa 80 dei 128,6 km previsti, con un dislivello di 1600 mt, anziché 2993 mt. La crono, lungo la salita dell’Alpe di Siusi da Castelrotto, resta inalterata: 9,5 km, con dislivello di 784 mt. A questo punto, soltanto Alberto ed Ivo decidono di partire: il primo deve difendere la propria 4° posizione nella classifica di categoria, il secondo conosce molto bene il percorso della crono perché lo ha già affrontato tante volte in vacanza e sa cosa lo attende. Gli altri preferiscono non rischiare e restano asciutti e caldi all’hotel. La partenza sotto la pioggia battente non è affatto piacevole. Ancora meno lo è la salita sotto l’acqua. I nostri 2 superstiti ciclisti giungono inzuppati fino al midollo all’inizio della crono. La scalata avviene in mezzo alla pioggia e alla nebbia di nuvole basse che limitano la visibilità a pochi metri. Salendo, però, il cielo si fa meno grigio e qualche sprazzo di azzurro riappare. All’arrivo in vetta, non piove più, ma c’è molto freddo. Per fortuna, un cambio di indumenti asciutti riconcilia con il mondo, prima di rituffarsi di nuovo verso il basso, soddisfatti e orgogliosi di aver saputo sconfiggere l’avversità del tempo. A Ponte Gardena, sulla strada verso Bolzano, rispunta il sole e con esso ritorna il caldo dell’estate. La partecipazione alla 5° tappa comporta un grosso miglioramento in classifica generale sia per Alberto, ma soprattutto per Ivo. Infatti, circa 250-300 degli oltre 700 concorrenti presenti nei giorni di bel tempo hanno rinunciato alla partenza della 5° tappa, mettendosi automaticamente fuori classifica. Anche i nostri 5 non partiti (Mario, Angiolino, Ottavio, Dario e Luciano) sono fuori dalla classifica generale. Ciò, purtroppo, comporta l’esclusione del GS Cicloamatori Mirandola dalla classifica per società, che è appunto riservata a tutte le società aventi un minimo di 5 componenti che portano a termine tutte le 6 tappe.
L’ultima tappa è la più facile di tutte. Si percorrono 96,7 km nella Val d’Adige, da Bolzano a Caldaro, Salorno, Mezzocorona e ritorno, con una puntata verso il passo Mendola, dove viene corsa l’ultima crono di 4,6 km, con dislivello di 300 mt (una bazzecola!!). E’ di nuovo bel tempo e tutti gli “imboscati” del giorno prima ricompaiono. Il gruppo è quindi nuovamente folto. La crono si risolve in una specie di “sprint” in salita della durata di circa un quardo d’ora. Succede un fatto imprevisto: di nuovo, Angiolino fa meglio e impiega meno tempo di Mario, ma quest’ultimo scopre di aver corso la crono con la ruota anteriore frenata, a causa del montaggio non ottimale della stessa. Poco male, si consola Mario, dato che nel confronto diretto con Angiolino può comunque vantare 3 vittorie contro le 2 dell’avversario-compagno di camera. In gruppo, i nostri conversano a lungo con Gianni Motta, il campione degli anni sessanta, presente a percorrere l’intera ultima tappa del Giro delle Dolomiti.
Alla premiazione finale, Alberto ottiene un piùcchè meritato riconoscimento per il suo notevolissimo 4° posto nella classifica finale della categoria E, con un ottimo 88° posto assoluto (su circa 400 classificati finali, degli oltre 700 iniziali). Ivo, invece, è 17° della categoria F e 300° assoluto. Gli altri 5 (Mario, Angiolino, Dario, Ottavio e Luciano) purtroppo non vengono classificati, per aver saltato la 5° tappa.
Che dire di questa esperienza? E’ stata meravigliosa sotto tutti i punti di vista. Sul piano ciclistico sportivo, ha fornito la consapevolezza che un ciclista di pianura, se lo vuole, può affrontare con soddisfazione salite alpine lunghe e dure, anche con un allenamento abbastanza sommario e improvvisato. Sul piano umano, fra i Magnifici 7 rimarrà il ricordo di una settimana vissuta in piena amicizia e solidarietà. La fatica è stata tanta, a tratti improba, ma ripagata dalla soddisfazione di essere tornati alle proprie case più amici di prima e orgogliosi di avercela fatta.
Allora: un caloroso arrivederci al Giro delle Dolomiti del prossimo anno!!
Da sinistra a destra “I Magnifici 7” del GS Cicloamatori Mirandola: Mario Gandini, Dario Molinari, Ottavio Gavioli, Luciano Benetti, Angiolino Canossa, Alberto Canossa e Ivo Panzani